Caro F.,
Fosti tu, tanti anni fa, a portarmi in visita in questo luogo, in uno dei miei viaggi alla scoperta delle meraviglie della tua terra d’origine, la Ciociaria, che adesso posso dire, certo sottovoce, essere anche un po’ la mia, avendo potuto finalmente acquistare il terreno e la casa dove adesso mi trovo, la stessa che anni fa, passeggiando al tuo fianco in quella prima esplorazione, mi affascinò così tanto da instillarmi nel cuore il desiderio di abitarci.
Eccomi qua adesso, e potrei dire, quasi fieramente, senza cadere in errore o esibizionismo, che in questo momento della mia vita sono più ciociaro di te, che ci sei nato in questa terra, ma hai dovuto lasciarla per l’America, dove te ne stai a mangiare quei disgustosi hot dog, mentre io, già questa mattina, dopo aver fatto colazione con il pane cotto al forno a legna e la marmellata di visciole e le ciambellette al vino, ho spostato la mia residenza da quella grave città che è Milano a questo lieve indirizzo campagnolo, in mezzo al bosco, ai piedi dei dolci monti Lepini. Ma mi sto dilungando. Non è solo per questo che ti scrivo oggi, bensì per raccontarti della piacevole scoperta che ho potuto fare giorni fa in questa mia nuova casa. Sono lietissimo di comunicartela in virtù della nostra comune passione per il vino Cesanese, e per la curiosità di entrambi sul mistero dell’origine di questo straordinario vigneto. Quante volte ne abbiamo discusso, ricordi?
Ebbene, sistemando la biblioteca dei precedenti proprietari, mi sono imbattuto in un misterioso manoscritto senza data né luogo né firma, redatto in una bella grafia stile corsivo inglese (si potrebbe presumere che sia del ‘700?), nel quale viene raccontata l’origine del vino Cesanese, una bellissima storia che adesso ti riassumo.
Dice il manoscritto che all’origine ci fu una donna. Era una giovane contadina ciociara, florida e gioviale, che un giorno, mentre raccoglieva bacche lungo un sentiero, vide un ragazzo disteso all’ombra di un platano. Era un tempo antico in cui uomini e dei camminavano accanto su questa terra, e non esisteva ancora la scrittura, ed era sempre primavera, e gli esseri umani andavano scalzi, seminudi, senza pudore, e vivevano dei frutti della terra, e del raccolto di frumento e grano, e dell’acqua che sgorgava dalle rocce, e non conoscevano ancora l’ebbrezza del vino.
La giovane contadina, attratta dal ragazzo, si avvicinò. Egli dormiva, ed era di una bellezza così radiosa che la giovane se ne innamorò. Così volle svegliarlo, per vedere di che colore fossero i suoi occhi, ma quando gli arrivò accanto vide, pendente da un ramo, un serpente che stava per morderlo. Allora la contadina con un bastone coraggiosamente lo scacciò, ma il serpente si rivoltò verso di lei e la morse sul braccio, iniettandole il suo veleno, prima di strisciare via tra gli sterpi; ma non così velocemente che il ragazzo, svegliato dall’urlo della contadina, non poté vederlo e capire cosa fosse successo. Tramortita dal veleno, la ragazza svenne tra le sue braccia. Non avrebbe potuto sapere che quelle braccia forti erano del dio Bacco in persona, che aveva preso le sembianze di un giovane viandante. Bacco, colpito dal coraggio ma soprattutto dalla bellezza della ragazza, succhiò via il sangue avvelenato dal suo braccio, poi volle trasformarlo nel nettare più prelibato, e farne dono alla fanciulla. Fu così che, nel luogo dove le gocce di sangue della donna macchiarono la terra vergine, nacque la prima vite, che col passare del tempo si moltiplicò. La contadina visse coltivandola, apprendendo da Bacco l’arte raffinata di trasformare gli acini d’uva in vino, nello stesso modo in cui il dio aveva trasformato una goccia di sangue in vite.
È una leggenda, naturalmente. La vera origine del vitigno si perde nei vortici del tempo; ma è una storia così bella che non potevo non raccontartela. E poi, che se ne fanno due persone come noi, due sognatori, della verità, quando le storie legate a questa terra di Ciociaria sono così belle?
Sempre tuo amico, A.
P.s. Ti mando una bottiglia del vino di questa mia nuova vigna, spero che la gradirai.
01. Info
Il Cesanese del Piglio è un vino a bacca rossa con marchio DOC, tutelato dal Consorzio di Tutela del vino Cesanese del Piglio. I Comuni che fanno parte del Consorzio sono Acuto, Anagni, Paliano, Piglio e Serrone.
02. Caratteristiche
Il “Cesanese del Piglio”, con denominazione unica del Lazio, è un vino rosso ottenuto dalle uve di Cesanese di Affile. È di un rosso rubino con riflessi violacei, ha un profumo ampio, sentori di spezie e frutti di bosco. Il sapore è morbido, leggermente amarognolo e secco.
03. Contatti
Consorzio di tutela del vino Cesanese del Piglio
Via Adige, 03100, Frosinone
tutelacesanese@pec.it