01. Info
Le Città Saturnie sono Alatri, Anagni, Arpino, Atina e Ferentinum.
Esse sono unite, nell’archeologia dell’Ottocento, per una comune mitica fondazione da parte del dio Saturno durante l’età dell’oro.
Le Città Saturnie sono Alatri, Anagni, Arpino, Atina e Ferentinum.
Esse sono unite, nell’archeologia dell’Ottocento, per una comune mitica fondazione da parte del dio Saturno durante l’età dell’oro.
Caratteristica comune delle città fondate dal Saturno – e quindi anche della città di Anagni – è la presenza di suggestive mura ciclopiche che ancora oggi affascinano visitatori di ogni tipo e richiamano ad una grandezza mitologica sempiterna ed intrigante.
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Al principio di tutte le cose era una donna di nome Gea, la dea Terra, che diede una forma al Caos originario, e da sé sola generò Urano, il suo sposo, il dio del cielo. Il loro rapporto era difficile e controverso, sempre sull’orlo del litigio. Precipitò nell’odio il giorno in cui Gea diede alla luce i loro sei figli, i Titani. Temendoli, Urano li rinchiude in un luogo infernale al centro della terra chiamato Tartaro. Ma uno di loro, il dio Saturno, conosciuto anche con il nome di Crono, riesce a liberarsi, si vendica sul padre evirandolo, e prende il suo posto come dominatore del Cosmo.
Barbuto, con un falce in mano e un serpente, vive beato e venerato come colui che ha il potere della rigenerazione. Finché sua moglie Rea non mette al mondo i suoi figli, e lui, avendoli in odio, temendo che potesse toccargli la stessa sorte del padre, li mangia. Ma con un inganno Rea riesce a salvarne uno, Zeus, scambiandolo con una pietra avvolta nelle fasce. Zeus cresce, e quando diventa adulto spodesta l’odiato padre, condannandolo all’esilio e alla latitanza.
Saturno così vaga per il mondo, finché approda nella terra del Lazio. Qui governa gli umani, insegna loro l’agricoltura, l’arte delle coltivazione delle sementi nonché della vite, poi fonda cinque città, e instaura quella che sarà celebrata come la mitica Età dell’Oro, un tempo in cui gli uomini vivevano felici, senza preoccupazioni, circondati dalla natura. Un tempo in cui gli dei vivevano a fianco degli uomini in pace, all’insegna della prosperità, ed era sempre primavera, e vi era abbondanza di frutti della terra, e non c’era necessità di lavorare, né c’erano le guerre, come in un Eden originario.
Nel tempo, conservata la memoria di quest’età felice, i popoli della terra hanno continuato a festeggiare i Saturnalia: feste che coincidevano con il solstizio di inverno, e che celebravano la libertà degli esseri umani; feste in cui tutto si ribaltava, i servi erano serviti dai padroni, e avevano la funzione di resettare l’anno trascorso, come ripristinando un caos originario, per poi ricreare l’ordine, e ricominciare un nuovo anno con l’augurio della prosperità.
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