Anagni Excelsa - La Dea Cerere
Anagni Excelsa - La Dea Cerere
Anagni Excelsa - La Dea Cerere
Anagni Excelsa - La Dea Cerere

All’origine dei tempi. Un campo di grano. Una mano accarezza le spighe. Mano di donna.

Avanza a piedi scalzi, il vento muove le sue vesti sottili, che si incollano al corpo scolpito, le scompiglia i lunghi capelli. Il sole sulla pelle è un balsamo di miele.

Quando ebbe finito la sua opera, la dea Cerere salì sulla collina, guardò la valle rigogliosa, la terra fertile e i vasti campi di grano che aveva voluto donare agli uomini, e si disse soddisfatta. Per mille e mille anni gli uomini e le donne vivranno dei frutti di questa terra, che prima era arida e sterile, mentre adesso è ricca di vita e rigogliosa, questa bella valle che si allunga tra due dolci catene montuose, attraversata da un fiume imbizzarrito, questa terra così prudente e vispa, silenziosa e inquieta, ieri infeconda, oggi florida, pensò Cerere, perché ha nascosta in sé una tale bellezza che io stessa, dea della fertilità e delle messi, me ne sono innamorata, scegliendola come mia dimora.

Oggi, nella notte, l’incendio si era diffuso fin sopra la collina. Il contadino se ne accorse troppo tardi. A svegliarlo furono i versi delle bestie imbizzarrite nel recinto. Quando uscì di casa, scalzo e insonnolito, l’aria era fatta di cenere, e l’orizzonte era una lama rossa di fuoco che divampava. Per fortuna le fiamme avevano risparmiato la stalla. Non osava pensare però come l’incendio avesse ridotto i suoi campi di grano. E se si spinge più in là, pensò, oltre le colline, allora distruggerà tutto, anche le vigne e gli uliveti. Corse in casa e telefonò ai vigili del fuoco, che erano già stati allarmati, gli dissero, e stavano arrivando. “Dovete fare in fretta” disse l’uomo, con la voce disperata, “l’incendio sta divorando i miei campi, maledizione”. Non sapeva come fosse stato possibile. Poteva immaginare che fosse stato doloso, ma non voleva pensarci. Cosa farò adesso?, pensò. Cosa farò?

I suoi figli nel frattempo si erano svegliati e, coi pigiami scomposti sulle spalle, lo guardavano ammutoliti dal corridoio. Erano tre, il più piccolo aveva dieci anni, il più grande sedici. “Andiamo a spegnerlo” disse quest’ultimo agitandosi.

“Tu non ti muovi da qui” disse la madre comparsa in soggiorno. “È troppo pericoloso, lascia fare a chi di dovere”. Si accostò al marito, gli accarezzò i capelli, poi lo strinse in un abbraccio di seta.

La mattina dopo, più di metà del raccolto di grano era bruciato, e anche parte degli uliveti e delle vigne erano andati perduti.

L’uomo cadde inginocchiato tra la terra di cenere, si portò le mani in testa per la disperazione. Ma sua moglie lo consolò, lo incoraggiò, seguita dai suoi figli, che gli furono incontro. “Ripianteremo tutto” disse. “Ricominceremo da zero, non sarebbe la prima volta. Questa terra è forte, è ricca, ci aiuterà”.

“Tutti questi anni di lavoro” disse l’uomo, “tutti questi anni sono andati in cenere come il grano”.

“Il grano si ripianta, il lavoro è la nostra vita” disse la donna. “Quando abbiamo costruito la nostra casa, qui, non c’era niente. Ti ricordi? Abbiamo fatto tutto dal nulla. Lo rifaremo di nuovo, perché questa nostra terra è benedetta e ci aiuterà”.

“Ti aiuteremo noi papà, lavoreremo sodo e ripianteremo tutto come era prima” disse il figlio maggiore.

La donna avanzò sugli sterpi carbonizzati, che scricchiolavano sotto le sue scarpe, tese una mano, come per accarezzare le spighe. Il marito e i figli la guardano, mentre il vento muove le sue vesti sottili, che si incollano al corpo scolpito, le scompiglia i lunghi capelli. Il sole sulla pelle è un balsamo di miele.

01. Info

Divinità materna della terra e della fertilità, nume tutelare dei raccolti, ma anche dea della nascita, la dea Cerere insegnò agli uomini a coltivare i campi. Particolarmente legata alla città di Anagni per essere la figlia del dio Saturno, che il mito vuole creatore della città.

02. Porta Cerere

Situata alla fine di via Vittorio Emanuele, Porta Cerere ha sempre costituito un ingresso privilegiato per la città. Il travertino in bugnato decora sia l’interno che l’esterno del monumento. Due lesene sostengono un architrave con triglifi e una mensola, al centro della quale campeggia lo stemma di Anagni con l’aquila che afferra il leone, le chiavi pontificie e il manto imperiale.

03. Contatti

Ufficio Turistico di Anagni – Pro Loco
Largo Tommaso Gismondi
Telefono: 0775 727852
Email: p.proloco@libero.it

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